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💥 Arte drag e sit-down comedy 🎤

💥 Arte drag e sit-down comedy 🎤

Arte drag e sit-down comedy

📅 5 febbraio, ore 21.00
📍 Casetta Zebrina (Padova)
🎟 Ingresso gratuito

Come si vive la drag art con una malattia cronica? E come si fa stand-up comedy quando il termine stesso non rappresenta chi la porta sul palco? Ne parleremo in un talk imperdibile con Iinu the Monster, weird drag creature dal 2022, ed Emma Della Libera, nutrizionista plant-based e comica di sit-down comedy.

Con Iinu esploreremo la performance drag con una malattia cronica come la fibromialgia e l’importanza di una rappresentazione che vada oltre i corpi normativi. Con Emma rifletteremo su disabilità e comedy, sull’aspettativa che le persone disabili parlino solo di disabilità e su come smontare stereotipi e pregiudizi.

🌟 Accessibilità:
Questo evento è progettato per essere accessibile a tuttə:
• Spazio accessibile in sedia a rotelle.
• Servizio navetta gratuito su richiesta per persone disabili e neurodivergenti (scrivi a accessibilita@padovapride.it).

📝 Buone pratiche:
• Chiedi sempre i pronomi delle persone: rispettarli è un atto di cura.
• Accogli e rispondi con attenzione alle necessità specifiche.

È davvero possibile separare l’arte dall’artista?

È davvero possibile separare l’arte dall’artista?

Sicuramente non lo è stato durante questa Rassegna Antiabilista, durante la quale, ancora una volta, arte e politica hanno dimostrato di essere profondamente legate e, insieme, rivoluzionarie.

Se dovessimo scegliere una parola chiave da cui partire per raccontare questa serata, sarebbe “immaginazione”.

Intanto, “L’immaginazione ritrovata”, libro di Alessandro Padrin (link esterno), persona autistica, artista e scrittore che si racconta intervistato da Beatrice, volontariə del Padova Pride.

Il suo (primo!) libro è un viaggio negli anni tra pensieri, fantasie, musiche e immaginazioni che sono sempre state fondamentali nei momenti di “fuga dai mali del mondo” e dei “fastidi quotidiani” -alla faccia dell’arte che non sarebbe politica!

Un assaggio del modo che Alessandro ha di vivere e descrivere le immagini ce lo dà parlando dei Talent, un gruppo di cinque artisti professionisti nello spettro esperti di marketing e comunicazione, grazie ai quali ha avuto l’ispirazione per questo esordio letterario.

“Una volta, sentendo parlare uno dei Talents, mi sono aperto, e si è sbloccata la chiave del baule della mia immaginazione e le mie fantasie si sono trascritte in questo libro”.

Quel baule pieno di creatività, che così spesso ci aiuta a gestire il rumore che fa il mondo, e che dalle 100 pagine previste, ne conteneva 250, inaspettate e dirompenti.

Stereotipo vuole che le persone autistiche siano prive di fantasia, creatività ed immaginazione, perché la rappresentazione è sempre stata questa: o geni della matematica, rigorosamente socializzati come uomini, o eterne vittime di infantilizzazione.

Ecco perché è così necessaria una rappresentazione realistica e reale, fatta da persone autistiche e capace di dare alla parola “spettro” l’importanza che merita, che informi, che non porti a generalizzare, ignorando parti fondamentali della vita di tante persone -e chissà, forse della propria.

Per Alessandro Padrin, l’arte è sempre stata fondamentale, e, fortunatamente, il contesto che aveva intorno gli ha permesso di coltivare il suo talento fin da piccolo, essendo stato sempre riconosciuto come un bambino estremamente creativo.

E quanto è utile parlare e sensibilizzare sull’importanza di una società antiabilista, e quanto sarà liberatorio vedere che, grazie a rappresentazione e divulgazione corretta, un giorno tutte le piccole persone nello spettro potranno crescere così, riconosciute e validate.

E nella sicurezza di poter creare come ci pare!

Infatti, quando crea, mica programma! Salvo la base per le commissioni, crea e basta, e possono passare anche mesi e mesi tra un’opera e l’altra.

Capita, quando l’arte non è performativa, ma espressione -e politica-, che si ascoltino i propri ritmi, anche quelli considerati troppo o -soprattutto- troppo poco serrati in una società neurotipica: e allora, che si tratti di dipingere una Cappella Sistina al giorno, o un quadro all’anno, si inizia ad ascoltarsi e ascoltare la propria creatività.

E proprio questo ascolto è stato alla base della seconda parte della serata, con l’attivista queer Nicky Daigoro (link esterno) -nonché artista e fumettista molto indipendente come ci tiene a sottolineare-, e Marta Telatin (link esterno), artista, pittrice e formatrice non vedente dall’età di tredici anni.

Anche qui l’immaginazione ha avuto un ruolo chiave: come immaginiamo l’euforia di genere? Come la rappresentiamo?

Intanto, Nicky inizia ricordandoci cosa sia, e soprattutto quanto sia ancora più pervasiva di quanto non immaginiamo, in quanto l’euforia di genere ha sicuramente un aspetto personale e intimo, ma anche sociale e collettivo che mette tutt3 nella condizione di dover fare qualcosa per cambiare l’ambiente in cui ci troviamo.

“È la sensazione di benessere data dall’allineamento tra la propria identità di genere ed espressione di genere e dalla possibilità di esprimere liberamente chi siamo”.

Una minority joy, come continua Nicky, difficile da provare in una società eteronormativa, in cui bisogna trovare posto per la rabbia, la lotta, la rivendicazione, l’orgoglio, ma restano molto meno spazio e tempo per sperimentare quella “beatitudine di essere in una rete sociale che sostiene e supporta, che vuole rappresentare e dare spazio e voce a tutte le minoranze che hanno sempre dovuto nascondersi per sopravvivere”.

Tosta eh rappresentare tutto questo!

Fortunatamente Marta è venuta in nostro aiuto con la sua arte e il lavoro di tanti anni come formatrice in scuole e aziende, facendoci scoprire non cinque, ma ben 29 sensi a nostra disposizione! Dopo aver impostato ognunə la propria carta di identità creativa, si inizia a disegnare, con o senza benda sugli occhi, la personale idea di euforia di genere. Non ci sono confini e regole, solo il sentire e i sensi che si decide di utilizzare.

Ambienti sicuri, in cui potersi rappresentare senza paura, sono ancora pochi e spesso piccoli. Ma stanno crescendo, proprio grazie al lavoro di tantə attivistə come quellə che lavorano al Padova Pride, al Progetto Tiresia e tante altre realtà di cambiamento.

Non sappiamo quando una persona autistica riceverà diagnosi e diritti in tempi appropriati, quando la società sarà più accessibile e informata, e nemmeno quando la transfobia sarà solo un fantasma da ricordare per non farlo materializzare mai più.

Ma sappiamo che con la lotta intersezionale è davvero possibile creare realtà migliori, in cui essere veramente gioiosə ed euforichə della realtà e degli spazi che attraversano i nostri corpi.

Vi aspettiamo ai prossimi eventi della Rassegna Antiabilista con il prossimo evento!

 

Articolo a cura di Francesca Pastorino, @marketing_etico (link esterno).

 

Foto delle produzioni del workshop "Disegna l'euforia"

L’arte di rinascere: dialoghi, arte e comunità per abbattere le barriere

La seconda serata della rassegna antiabilista ha offerto uno spazio di riflessione e scambio sull’intersezione di temi come transgenderità, disabilità e neurodivergenza. La serata si è sviluppata in due momenti distinti ma complementari: un talk con lə attivistə Barbie Queer, Giona Dagnese ed Elios Favaretto, seguito dalla performance artistica L’arte di rinascere, realizzata da Liam The Harpist e Nicky Daigoro.

La scelta dellə ospiti ha portato sul palco esperienze personali e collettive che hanno intrecciato attivismo, vissuti quotidiani e creatività, creando un dialogo ricco e stimolante. Dal racconto della rabbia trasformata in forza di cambiamento, all’importanza di costruire una comunità disabile coesa, fino alle questioni di accessibilità e al valore dell’euforia di genere, ogni intervento ha contribuito a mettere in discussione le barriere fisiche, culturali e sociali che troppo spesso escludono le persone marginalizzate.

La rabbia come motore di cambiamento

La rabbia è stata descritta non come un sentimento da reprimere, ma come una reazione naturale e necessaria alle ingiustizie. Alcunə ospiti hanno raccontato come, inizialmente, fosse facile accettare l’abilismo come una realtà inevitabile. Solo entrando in contatto con la comunità queer, coesa e impegnata in una lotta collettiva, hanno trovato il coraggio di mettere in discussione anche le discriminazioni legate alla disabilità.

Questa presa di coscienza ha suscitato una rabbia nuova, non più rivolta verso sé stessə, ma verso le strutture sociali oppressive. Un’emozione che, una volta riconosciuta, diventa una forza trasformativa, capace di alimentare l’attivismo e il desiderio di cambiamento.

Una comunità disabile più unita

Uno dei messaggi più potenti emersi durante la serata è stato il bisogno di riconoscere e valorizzare l’intersezionalità. Le esperienze condivise hanno mostrato come le identità di genere, sessuali, disabili e neurodivergenti si sovrappongano, creando vissuti unici e complessi. Tuttavia, queste intersezioni non devono portare a frammentazioni, ma piuttosto a un rafforzamento reciproco.

Il desiderio espresso da più ospiti è stato quello di vedere una comunità disabile forte e coesa, capace di lottare insieme per ottenere piena inclusione e riconoscimento. La frammentazione, infatti, rischia di isolare le persone, rendendole più vulnerabili alle discriminazioni. La serata ha offerto uno spunto di riflessione importante: la necessità di spazi sicuri dove le persone possano essere accolte nella loro totalità, senza dover scegliere quale parte della propria identità mostrare o nascondere.

Accessibilità: un problema sistemico anche negli spazi queer

Un altro tema centrale è stato quello dell’accessibilità, troppo spesso trascurata anche in contesti che si definiscono intersezionali. Gli interventi hanno evidenziato che molti spazi queer, pur essendo dedicati all’inclusività, non tengono conto delle esigenze specifiche delle persone disabili e neurodivergenti, escludendole di fatto dalle loro attività.

È stato sottolineato che l’accessibilità non può essere un’aggiunta successiva, ma deve essere integrata fin dall’inizio nella progettazione degli eventi. Solo coinvolgendo direttamente le persone disabili nell’organizzazione si può creare uno spazio realmente accogliente. Questo è un punto cruciale per chiunque voglia costruire comunità più inclusive: l’accessibilità non è un lusso, ma un diritto fondamentale.

Euforia di genere

Il percorso delle persone trans viene spesso rappresentato unicamente come doloroso e caratterizzato da una forte disforia di genere. Per questo, durante la serata si è deciso di mostrare anche l’altro lato della medaglia: l’euforia di genere. Il tema è stato affrontato sia tramite i racconti dellə ospiti, che hanno condiviso il momento in cui si sono finalmente riconosciutə allo specchio, sia attraverso la performance L’arte di rinascere.

In questa occasione, Liam the Harpist (link esterno) ha suonato l’arpa e Nicky Daigoro (link esterno) ha creato un live painting, esprimendo la gioia e la potenza del vedersi per chi si è realmente. La frase “Mi vedo”, emersa sia durante il talk che nella performance, è stata centrale: semplice ma profonda, ha scosso tuttɜ, ponendo al centro il tema dell’euforia di genere e l’importanza di riconoscersi per come si è veramente.

La rassegna continua nei prossimi mesi, con l’obiettivo di mantenere viva la riflessione e stimolare azioni concrete di cambiamento. Vi invitiamo a partecipare ai prossimi eventi, per arricchire insieme questo percorso di confronto, lotta e trasformazione collettiva. A presto!

Articolo a cura di Aurora Cadalino, @auropeace (link esterno).

Costruisci con noi la Rassegna Antiabilista!

La lotta intersezionale non è solo nostra, è anche tua, è di tuttə – perché questa società l’abbiamo costruita insieme. E, purtroppo, l’abbiamo creata a misura di un solo tipo di persona: quella momentaneamente non disabile e neurotipica. Ogni barriera che esiste è il frutto di una costruzione storica e collettiva che esclude una parte enorme della nostra comunità. E questa esclusione è nostra responsabilità.

Per questo abbiamo deciso di organizzare una serie di incontri per affrontare questi limiti, per mettere in discussione una società che esclude e che non riconosce i diritti delle persone disabili e/o neurodivergenti. Ogni evento della Rassegna Antiabilista non è solo un’opportunità per parlare di accessibilità, ma un atto di cura e di responsabilità condivisa. Ma tutto questo richiede tantissimi costi, che da solə non possiamo sostenere: interpretariato LIS, mezzi di trasporto accessibili, tracce audiodescrittive e molto altro. Perché l’accessibilità non è un favore, ma un diritto.

Costruisci con noi la Rassegna Antiabilista, prendi parte al cambiamento che ci riguarda tuttə. Non possiamo farlo da solə, è un impegno collettivo, una battaglia che possiamo vincere solo insieme.

Sostenendoci, non solo aiuti a creare un evento accessibile, ma diventi parte di un cambiamento necessario. Garantiamo la massima trasparenza: ogni volta che raggiungeremo un obiettivo, condivideremo qui su Instagram e su Ko-fi la foto e il pagamento per mostrarti come vengono utilizzati i fondi.

➡ Se vuoi donare per una specifica attività (es. accessibilità dei trasporti, interpretariato LIS, ecc.), vai nella sezione “commissions” dove trovi le spese dettagliate per ogni singola voce. Così puoi vedere esattamente dove vanno i tuoi soldi.

➡ Se preferisci fare una donazione generale per supportare l’intera rassegna, puoi farlo direttamente sulla pagina principale del nostro Ko-fi.

Ogni gesto (anche il più piccolo) è un passo verso una società che finalmente si misura con le necessità di tuttə, senza esclusioni. Il privilegio non è una colpa, ma decostruirlo è una responsabilità e tocca a noi.

Vai al nostro Ko-Fi (link esterno).

Cinema Multiastra e Padova Pride presentano in anteprima esclusiva il film “Benedetta”

Cinema Multiastra e Padova Pride presentano in anteprima esclusiva il film “Benedetta”

Cinema Multiastra e Padova Pride presentano in anteprima esclusiva il film “Benedetta”

Mercoledì 1 marzo Cinema Multiastra e Padova Pride presentano in anteprima esclusiva il film “Benedetta” di Paur Verhoeven, la cui trama narra:

Benedetta diventa amica di una compagna di convento, Bartolomea, che l’aiuta ad esplorare la propria sessualità. Tuttavia, le loro attività segrete vengono scoperte e Benedetta si trova a dover affrontare le conseguenze delle sue azioni.

 

Nel frattempo, i rapporti tra il convento e le autorità locali diventano sempre più tesi, con la chiesa che cerca di consolidare il proprio potere. Quando Benedetta rivela una nuova visione che mette in discussione la leadership del convento, la situazione diventa esplosiva.

 

La storia si svolge tra complotti, intrighi e la lotta tra il potere della chiesa e la libertà personale di Benedetta. Il destino di Benedetta e il suo impatto sulla comunità verranno rivelati solo alla fine del film.

 

Vuoi acquistare i biglietti? Clicca qui: https://multiastra.18tickets.it/
Prezzo singolo ticket: 5,50 €