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VOCI FUORI DALLA STORIA I gay di destra, una patata bollente Intervista con Enrico Oliari

Set 3, 2020

Intervista a Enrico Oliari testo integrale

Intervista Enrico Oliari

Eva

Buongiorno a chi ci sta seguendo da casa, siamo Schiara, ovvero la parte più priapesca del comitato Padova Pride, oggi abbiamo un altro ospite con noi per la nostra rubrica “Voci FUORI dalla Storia”. “Voci FUORI dalla Storia” è un raccoglitore, un album di storie dimenticate, testimonianze, voci fuori campo, un po’ rivoli dimenticati della vita della comunità LGBTI+.

Abbiamo organizzato questa serie di interviste dove il tono, come avrete capito, sarà informale, ma non per questo meno serio di due amiche che si raccontano la loro prima volta. Ciò che ci ha spinto a fare tutto ciò è sicuramente una grande sete di sapere antropologico, dall’altra anche una lodevole voglia di cazzeggio intellettuale.

Un’ultima avvertenza per chi ci segue da casa, tutti i promotori e tutte le promotrici di “Voci FUORI dalla Storia” hanno un corpo e non hanno paura di usarlo.

Danilo a te la parola, iniziamo la nostra intervista.

Danilo

Abbiamo oggi con noi Enrico Oliari, fondatore e attuale presidente di GayLib, associazione LGBT italiana di gay liberali e di centrodestra. Autore di diversi testi, ricordiamo ad esempio “Omosessuali? Compagni che sbagliano”.

Con lui vorremmo tracciare, da un punto di vista storico e personale, il percorso di un lato meno noto del movimento LGBTI+ italiano, ossia quello di destra.

Partendo da una militanza all’interno dell’MSI, si tessera in Alleanza Nazionale dalla quale venne cacciato perchè gay e poi riammesso più tardi dallo stesso Fini, da ciò elabora la difficoltà della visibilità LGBT dentro ai partiti di centro destra.

È tra i fondatori di LOS Padania (Libero Orientamento Sessuale) che aveva sede proprio qui a Padova e rappresentò la prima associazione all’interno del mondo leghista.

Nel 1995 diventa presidente di Arcigay Trento e l’anno successivo entra nel consiglio nazionale di Arcigay.

Come ricordato nel 1997, dietro consiglio di Franco Grillini, fonda GayLib. A lui e a GayLib dobbiamo la cosiddetta sentenza Oliari contro Italia del 2015 che ha dato di fatto il via all’iter che ha portato poi alla legge per le unioni civili.

In una intervista ha detto:

Io culturalmente mi reputo di destra, o meglio, di una destra moderna, oserei dire “rivoluzionaria”, per nulla conservatrice e men che meno bigotta, com’è quella di Fiore. E certamente non rinuncio al mio orientamento politico per il fatto di essere gay, o al mio orientamento affettivo per il fatto di essere di destra.

Prima di tutto ringrazio Enrico di essere qui con noi, come sta andando la ripresa del lockdown?

Enrico

Buongiorno a tutti, grazie dell’invito. In questo periodo ho lavorato tanto, per cui il lockdown l’ho sofferto come tutti, ma almeno ho avuto la possibilità di continuare a lavorare che mi ha distratto. Per cui va tutto bene grazie spero anche voi

Danilo [LOS Padania: un esperimento gaio] 3.18

Diciamo che il motivo principale per cui ti abbiamo invitato è che con gli incontri precedenti con questo progetto che è” Voci FUORI dalla storia”, Abbiamo notato che viene sempre raccontato un lato di sinistra del movimento LGBT italiano. Per cui ci chiedevamo, quando hai iniziato il tuo attivismo all’interno di LOS Padania o GayLib, conoscevi un movimento di destra, eri a contatto con esperienze sia in Italia che in Europa di questo tipo?

Enrico

In realtà non lo conoscevo. Diciamo che LOS Padania è stato più un esperimento. Io credo che si stato un po’ sopravvalutato, diciamo così, come prova, ma non è stato un esperimento riuscito benissimo. Era più che altro la volontà di affermare il proprio orientamento omoaffettivo, quindi la propria esistenza all’interno della lega. Io non sono mai stato leghista, per cui ho partecipato, ma non ne soni stato il fondatore. Il fondatore era Marcello Schiavon. C’era questo esperimento che poi non ha avuto un grande successo, però era la volontà di affermarsi all’interno del partito per fare una lotta di sensibilizzazione che partisse dall’interno.

Questo vale anche per me che ho militato in altri partiti. Ricordiamoci che il voto per i nostri diritti è un voto transparlamentare, non può essere un voto legato solo ad una parte politica, per una serie di motivi fra cui il fatto che sarebbero mancati i numeri, il più evidente, ma anche i meno noti: quando noi siamo andati nei tribunali per il matrimonio, Arcigay era dichiaratamente contrario ai matrimoni gay. Non sto dicendo una bestemmia, lo vedete negli atti. Noi lottavamo per il matrimonio gay, Arcigay lottava per le unioni di fatto, la formula era “come due nonnine che vivono assieme”. A questo gioco non siamo stati e siamo ricorsi nei tribunali, fino ad arrivare alla corte europea. L’abbiamo fatto cash di tasca nostra, anzi pagato con il mio stipendio. Però è un dato di fatto che mentre noi credevamo in una cosa, Arcigay credeva in altro. Poi c’è stato un congresso ed improvvisamente hanno avuto l’Illuminazione sulla via di Damasco.

[TAGLIA] 08.08

Eva[RIPRENDI] 12.42

Io credo che queste critiche siano accoglibili, quello che volevamo è non concentrarci qu quello che hanno fatto i gay di sinistra ma capire come è stata l’esperienza dei gay di destra. Infatti, tornerei su LOS Padania, e vorrei capire perché tu hai detto che è stata un’esperienza. Quali attività facevate? Secondo me anche questo può essere interessante per fare un paragone.

Enrico

Faccio un paragone anche io all’interno della militanza del centrodestra, Un conto è dire ci metto la faccia, vado a fare volantinaggio. C’è stato un congresso del PDL, quindi c’erano Berlusconi, Fini e Bossi. Noi siamo andati a volantinare sotto il palco, un po’ come si faceva nel movimento gay degli anni 70, per cui abbiamo fatto anche delle cose goliardiche. Berlusconi l’abbiamo fotografato con in mano il nostro volantino che se lo leggeva, ovviamente per il matrimonio gay.

[FINE]

Eva [Le anime LGBT del mondo di centrodestra] 7.28

Hai mai avuto modo di avvicinarlo e di capire cosa ne pensasse sulla questione, quale fosse a sua vera sensibilità, oltre alle posizioni politiche?

Enrico

È una questione di equilibri perché ovviamente nel centro destra ci sono diversi tipi di anime, così come nel centrosinistra. Ci sono le persone più liberali, tra le quali mi colloco anch’io, e le persone più retrive. C’è poi tanta ipocrisia, lo sappiamo benissimo.

Berlusconi l’ho sempre trovato libertario da questo punto di vista, ma non nel senso militantistico. Va bene tutto, ma per motivi di equilibri, siccome ci sono all’interno i cattolici, non possiamo esporci ed esprimerci. Per cui ci sono questi equilibri da tutte le parti.

Eva

Credi che è così anche in un partito Old school come la Lega? Mi ricordo che quando c’è stata una sorta di corsa al segretariato, l’altro candidato mi sembrava avesse delle posizioni tolleranti su posizioni LGBT. In qualche modo quel seme c’è.

Enrico

Vedi, abbiamo fatto 25 anni di lotta del centrodestra, che era formato anche dalla Lega. Con la lega abbiamo trovato tante porte chiuse, però abbiamo trovato delle persone che le hanno aperte ci hanno ascoltato, questo vale anche per gli altri partiti ovviamente. Ma la nostra intenzione principale era quella di fare un’operazione di convincimento nel centrodestra, e quindi anche dentro la Lega. Che ci siamo riusciti? In alcuni casi si, in alcuni casi no. Forse nel no ci metto la lega anche perché siamo partiti da un tipo di lega ad un altro. Adesso per essere di destra bisogna prestare i froci, per intenderci.

Davanti a questo tipo di lavoro che abbiamo fatto, qualcosa siamo riusciti a fare. Mi viene in mente persone che considero illuminate come Mara Carfagna, tanto per dire, che hanno collaborato per fare la proposta di legge sulle unioni omoaffettive, noi le chiamavamo così. Ci sono state tante porte aperte.

Poi per quello che riguarda la lega, noi li chiamavamo Los Padanos, io non ero iscritto, in realtà voleva dire Libero Orientamento Sessuale Padania, che comunque è una cosa che va premiata, perché vuol dire che ci metti la faccia e che vuoi portare la questione. Attenzione, non è una cosa da poco, perché è tanto facile essere gay ai gay pride, però vallo a fare all’interno del congresso della lega. Fecero questa cosa, ma non ebbero l’energia sufficiente, la caparbietà sufficiente per continuare questo tipo di percorso.

Eva

Invece GayLib è riuscita a fare qualche passo in avanti rispetto a quella esperienza?

Si è riusciti ad agglutinare il mondo, non voglio dire di destra, ma liberale, forse questa è l’espressione che è più corretta.

Enrico

Chiaro che con certi pseudo-fascisti, perché ormai i fascisti non ci sono, che ci osno nel centrodestra il dialogo è precluso. Però il centrodestra non è fatto solo di fascisti, è fatto anche da Mara Carfagna, tanto per dire.

Quando c’è stato il voto della legge Cirinnà, e guardate caso che con tutti i parlamentari e senatori che abbiamo portato in parlamento, quella che ha portato avanti la legge non è nemmeno del movimento gay. Questa è la sinistra. Ricordiamoci che la legge Cirinnà si appoggia su due pilastri: la sentenza alla corte costituzione, dove noi eravamo protagonisti (dov’era Arcigay?) e la sentenza alla corte europea, dove noi eravamo protagonisti (dov’era Arcigay?). La legge Cirinnà prevedeva un voto transparlamentare e ci si è arrivati anche perché noi abbiamo fatto anni e anni di lotte, di militanza e sensibilizzazione. Il nostro scopo non era quello di portare il Pdl a fare una legge per i gay, il nostro scopo era quello di sensibilizzare esponenti del centro destra a votare davanti a una proposta di legge. Altrimenti non sarebbe passata, diciamoci la verità.

Danilo

A me dà l’impressione, tornando al vuoto storico di destra nel nostro movimento, che da parte di destra si cerchi di puntellare il singolo partite e non formare dei gruppi culturali che da un punto di vista pratico non portano nulla, perché non riesci con un gruppetto di 10 persone a portare una legge, però crei in qualche modo cultura. Non so se sei d’accordo.

Enrico

A parte ci sono gruppi di destra gay anche nel resto d’Europa. C’è anche GayLib Francia, tanto per dirne una, che ha ovviamente una maggiore capacità di fuoco, perché hanno anche fondi ma anche una corrispondenza all’interno di formazioni politiche.

Formazioni politiche. Ce ne sono in Olanda, in Germania, non è una cosa strana che esistano formazioni di destra, l’anomalia italiana è dovuta al fatto che noi siamo abituati a metter tutto in due pentoloni. In un pentolone ci metti immigrati, gay, lotta operaia e tutte queste cose, in quell’altro ci metti i fascisti e tutto quello che è culturalmente e ironicamente descrivibile in una realtà politica. Ma la realtà non così. La realtà è fatta di mille sfumature di grigio, per cui succede che si sono delle istanze, che possono essere benissimo essere appoggiate da una parte e dall’altra. La legge Cirinnà è la prova evidente di questa cosa.

Noi come movimento, come società politica, ma anche come sindacato, siamo abituati a fare una dicotomia, bipartizione che secondo me non ha ragione di essere. Cioè, su un determinato tema, che può essere l’articolo 18, possono esserci sensibilità a favore da una parte e da un’altra. Ma siccome in Italia non si guarda la sostanza ma si guarda il partito e il colore, allora prima avviene questo e poi la sostanza stessa.

Eva

Devo dirti che un aspetto interessante che non conoscevamo, credo almeno io, ci hai parlato di altri movimenti lgbt di destra in Europa. In qualche modo riescono ad avere una certa visibilità? Hanno successo? Vedi differenze o uguaglianze? Non so se hai avuto modo di conoscere dal vivo.

Enrico

Si, ho fatto una sorta di incontro, chiamiamolo di congresso. Era un incontro dei vertici delle associazioni di centro destra europee. Guardate che in America ci sono associazioni gay repubblicane che sono così forti che sono in grado di stabilire l’ascesa o meno di un presidente della repubblica. Non è così strano. Attenzione perché abbiamo storie diverse in Italia. Se vai nell’Europa orientale,ci ho scritto dei libri su queste cose, guardate che i gay, forse adesso sono vicini a sensibilità di sinistra, ma guardate che era proprio la sinistra che metteva i gay in prigione. Io ho intervistati lesbiche che sono state in carcere. In Albania vai tu a chiedere cosa ne pensano del mondo comunista o socialista. Per il mio libro ho intervistato due persone a Berlino, che sono state in carcere perché c’era il partito comunista. L’Europa ha delle esperienze storiche e politiche assolutamente diverse da paese a paese.

In Olanda le associazioni gay di centrodestra in realtà sono di carattere puramente liberale. I due partiti che sono ora al potere in Olanda sono partiti di destra, però non sono da intendersi come la nostra destra. Non sono Salvini, non sono populisti, li hanno un messaggio di destra di carattere liberale. Ricordiamoci che anche Cavour era di destra, non è che bisogna necessariamente pensare a Storace quando si parla di destra. Anzi io faccio pure fatica a mettermi nella destra. Nel pensiero di destra esiste tutto il filone liberale che non è assolutamente monopolio di qualche parte. Per cui si, noi abbiamo incontrato qualche associazione, in Francia sono fortissimi, addirittura partecipavano ad organismi che si rifacevano al governo, alla presidenza del Consiglio dei ministri o alla presidenza della repubblica, ed erano proprio organici ad un partito che potremmo definire come una Forza Italia in salsa francese, che allora era molto forte, era al governo, e loro ne erano una parte strutturale. Per cui, noi abbiamo avuto delle difficoltà, invece in altri paesi europei era una cosa assolutamente normale.

[fine] 24.44

Eva [la morte di Pasolini, un punto di svolta] 18.24

Una cosa che mi viene da dire è c’è ancora da sostanziare un immaginario del gay di destra.

Una cosa che abbiamo sentito ricorrere nelle nostre interviste e che mi fa piacere che ricordi anche tu è la morte di Pasolini. Un po’ a livello storico abbiamo capito, anche tu ci hai dato la tua prospettiva su questo avvenimento e su come ha impattato il movimento, mi chiedo qual è la tua percezione e opinione su Pasolini, un intellettuale sicuramente controverso.

Enrico

Beh, controverso ma aveva le sue idee politiche. Era dichiaratamente comunista, era iscritto al partito comunista e poi lo cacciarono fuori perché era gay. Poi chiedete a me che sono stato mandato via da alleanza nazionale, anzi era in realtà movimento sociale. La stessa cosa è successa a Pasolini ma è successa a tantissime persone.

Eva

Quindi senti un po’ di identificazione? Senti che c’è una storia in qualche modo simile? Anche perché queste cose capitano anche nelle nostre vite, che vieni mandato via da qualcosa.

Enrico

C’è un film che io vi consiglio di guardare. Che sembra faccia ridere, invece fa molto riflettere perché è l’esatta fotografia di ciò che avveniva allora che è la patata bollente. Guardatelo ne vale veramente la pena. È la fotografia esatta degli omosessuali a quell’epoca. perché a quell’epoca se tu eri al di fuori del mondo comunista.

Guardate che mondo comunista non si intende solo partito politico. Era la società. Se tu andavi a Torino, il mondo comunista non era semplicemente la tessera del partito, era tutto. Se tu eri un operaio a Mirafiori eri inquadrato automaticamente nel partito comunista. Attenzione non sto dicendo che fosse un male. Ma tutta la tua società era regolata da quello. Ad esempio esisteva il dopo lavoro. Per cui quando finivi lì andavi là. La tua vita era programmata minuto per minuto. La tua vita privata era programmata minuto per minuto.

Ricordiamoci che non era accettabile a parte alcuni casi, il divorzio all’interno del mondo comunista. Il partito comunista aveva una sua moralità che era assai più severa di quella Cattolica. Perché buttare fuori dal circuito sociale, chiamiamolo così, coincideva con la morte sociale. Non aveva più le ludoteche, il dopolavoro, la domenica di ballo. Parliamo di contesti diversi da quelli di oggi, era l’epoca di Pasolini.

E qui entra in ballo Pasolini. Perché l’omosessualità a quell’epoca era ritenuto un vizio borghese. Veniva rifiutato il matrimonio gay, più avanti perché replicava la sovrastruttura borghese,

perché nel codice penale della Russia sovietica, articolo 171 se non erro, c’era questa dicitura “vizio borghese”. Quindi andava punito in unione sovietica con 5 anni. Sono finiti nei

gulag dieci volte tanto omosessuali che nei lager nazisti. Chiudo la parentesi senza entrare in questo aspetto.

Per cui all’epoca di Pasolini non ci si poteva dichiarare omosessuali nel PCI, quando Pasolini lo fece venne messo da parte. Qual è la rivoluzione per quello che riguarda a noi di Pasolini? Il fatto che Pasolini ci mise la faccia, non si vergognava di essere gay, guardate che è stata una grandissima rivoluzione. È stata una pietra miliare per la nostra storia, per quello anche io parlo sempre di Pasolini. Da lì è cambiato completamente il mondo per noi.

Noi abbiamo delle date storiche in Italia che a me preme precisare: 1870, 1975 e le unioni civili. Sono queste tre fasi, tranne una piccola fase di cui ci arroghiamo di averci messo la mano, che è la nascita dell’Oscad. Perché in queste tre fasi l’omosessualità subisce dei grandissimi cambiamenti.

1870 guarda caso governo di destra, il ministro della giustizia Zanardelli fa un codice penale che nonostante i partiti di sinistra continuano a chiedere una legge contro gli omosessuali, quella precedente era l’articolo 475 dello statuto albertino per cui molti omosessuali sono finiti in carcere. I partiti di sinistra chiedono una legge contro i gay, questo grande illuminato massone Giuseppe Zanardelli dice di no. Guardate che è una cosa rivoluzionaria, perché è l’unico paese al mondo che non condanna gli omosessuali. Attenzione a guardare tutto di rosa e tutto di bello. è l’unico paese al mondo che non condanna gli omosessuali. L’omosessualità in Germania orientale viene abolita centro anni dopo. Addirittura, nel mondo sovietico viene abolita 120 anni dopo.

L’altra data è Pasolini, perché Pasolini è centrale nel cammino del mondo gay italiano. E l’altra sono ovviamente le unioni civili. Questi sono stati i grandi cambiamenti.

[fine]

Eva [Venezia Pride: il ‘97 non era come oggi] 24.48

Mi sono segnata un paio di cose che secondo me sono da sottolineare.

Una è che la debolezza del movimento lgbt di destra secondo me si lega alla debolezza della visione liberal in Italia. Un’altra cosa secondo me interessante, io vedo che c’è un riconoscimento culturale, anche nel mondo di destra, della figura di Pasolini.

Nascita di Gaylib. Da quello che sappiamo vi siete parlati con Franco Grillini ed è nato Gaylib. Cosa vi siete detti? Proviamo a inquadrare questo momento.

Enrico

È stato molto semplice. Come ho detto nel 1997 ho fatto parte del Pride di Venezia, che ebbe un’organizzazione molto complessa. Ovviamente allora ero nel consiglio nazionale di Arcigay, per cui avevamo un’amicizia personale molto forte con Franco, che abbiamo tutt’ora. Io gli dissi “ma perché non esistono associazioni di destra gay, perché nel resto d’Europa qualcosa c’è” e lui disse “secondo me dovresti essere tu che ti dai da fare e cerchi di fare qualcosa. Perché gay di destra in Italia ci sono, penso a Versace, tanto per dire. Per cui sarebbe il caso di provare a fare una lotta di sensibilizzazione o aprire una crepa nel centro destra italiano”. Ricordiamo che il centro destra di allora non è quello di oggi. Per cui lui ebbe questa idea ma io dissi “Dovremmo trovare un nome”. Siccome io sono stato sempre un po’ barocco, tiravo fuori sigle, associazione, fronte… Grillini che è un genio in queste cose…

Danilo

È una volpe quell’uomo

Enrico

Ma sì, si inventò questa parola “Gaylib” che poi i francesi ci scopiazzarono. Perché in francia l’associazione gay di destra si chiama “GayLib Francia”. Poi arrivarono gli spagnoli “Gaylib Spagna”. Questa parola è stata riutilizzata ma diciamo così l’imprimatur ce l’ha sicuramente Grillini

Danilo

Mi piace questa idea che l’idea di franco giri per l’Europa

Eva

Assolutamente, quasi romantico direi

Enrico

Io mi ricordo quel giorno, o qualche giorno prima, ho anche una foto al ponte dei sospiri a Venezia di me con grillini e un’altra persona, comunista convinto e comunista incallito, che ha rappresentato nella mia vita, e nella mia formazione culturale gay, nella mia vita figura centrale, direi conditio sine qua non che è Giovanni Dall’orto, con il quale abbiamo fatto alcuni studi assieme. Io ho questa foto che per me è sacra, quel ’97 con Enrico Oliari e Giovanni dall’Orto.

Chiusa la parentesi

Gabriele

Tra l’altro se non sbaglio Giovanni Dall’orto fu uno degli organizzatori del pride di Venezia

Enrico

No. Assolutamente no. Gli organizzatori del pride di Venezia eravamo: Io, Richard Lee, e Michele Beotto. E c’era anche Beppe Tasca che adesso è morto.

Guardate fu un gay pride che non vi potete neanche immaginare l’organizzazione, avevamo anche delle conflittualità interne. Ma tanto per dire ci fu il caso storico del campanile di san marco. Noi ci trovammo assieme, non so se avete avuto storie di questa cosa. Infervoriti politicamente come eravamo, con Richard Lee che voleva andare a prendere la bandiera dell’Italia, esattamente a mezzanotte dopo una pizza, decidiamo di passare da piazza san marco per andare al Muro del pianto. Allora lo chiamavamo Muro del pianto perché andavi lì a battere sostanzialmente ma siccome andava sempre in bianco lo chiamavamo “muro del pianto”, che si trova dove c’è la capitaneria, dopo San Marco nella piazzetta sulla destra c’è questo muro del pianto.

E arriviamo proprio a mezzanotte in piazza san marco, al che ci venne incontro uno con un fucile. Non ve lo racconto tutto ma andiamo a discutere, a litigare con sto tipo. Pensando che fosse una candid camera, all’epoca andavano di moda le candid camera su Italia Uno, io mi prendo dei turisti tedeschi che c’erano dietro “ah è una candid camera, è uno scherzo, passo avanti” e invece il fucile era carico. E anche il carrarmato che stava arrivando era falso ma con gli occhi di poi ci vide protagonisti. Eravamo io, Richard Lee e Michele Beotto in quel momento.

Gabriele

Ma come vi è venuta in mente l’idea di farlo a Venezia? Perché quando si pensa a Venezia si dice “è impossibile fare una manifestazione di quel tipo nella città”.

Enrico

Guardate che il ’97 non era come oggi, il movimento gay sta cambiando. Come dicevamo prima, il movimento non è statico, è in movimento. Per cui le istanze del gay pride del ’95 non sono le istanze del 2020, sono due cose diverse. Anche il modo di lottare, cambia la dialettica, cambiano i costumi, cambiano le necessità. Allora mettere insieme un certo numero di persone non era del tutto facile. L’idea di fare il pride a Venezia la ebbi addirittura io. Me lo ricordo nel consiglio nazionale che tenemmo a bologna. Perché io dissi “siccome non è facile portare tanti gay in strada, portiamoli a Venezia dove se ci si incanala nelle calli sembra di essere da 5 000 a 200 mila per cui intasiamo la città”. Così venne fuori l’idea di farlo a Venezia. E poi tra l’altro il meteo non fu del tutto misericordioso, ci fu una pioggerellina fastidiosa.

Adesso i gay pride sono nutriti sia perché c’è ovviamente una coscienza movimentistica tra la gente gay e trans, sia perché ci sono tantissime persone che sostengono ma che sono etero solidali e tantissime famiglie. Quindi riempi strade importanti, ma allora non era del tutto facile mettere assieme delle persone. Avevamo riempito la città, quello sicuramente.

Danilo

Hai detto che le istanze del movimento sono cambiate da ieri a oggi. In che modo?

Enrico

Oddio. La cosa più evidente ed elementare è che allora lottavi per le unioni civili o per il matrimonio e adesso non ci devi più lottare perché ci sono, al massimo adesso puoi lottare per il passare da unioni civili a matrimonio. Questo può essere un tipo di lotta.

L’immensità delle sigle che stanno nascendo, che io non condivido sul punto di vista dialettico non sulle persone si intende, allora non sarebbero esistite. Allora non si ponevano certi ragionamenti raffinati, lo dico senza ironia, sulle varie espressioni della sessualità, adesso invece si fanno. Allora era necessario fare una lotta più di carattere sindacale, adesso fai una lotta più di carattere festivo.

Guardate che secondo me il gay pride ha fatto anche il suo tempo, insomma fai una festa poi bisogna vedere il significato politico. Per cui allora aveva un significato di tipo politico importante, adesso è più di carattere libertario che politico. Non che sia sbagliato attenzione.

Eva

Bene. Per cui con Enrico abbiamo chiuso. Alla prossima puntata di Voci FUORI dalla Storia.

“Guardate fu un gay pride che non vi potete neanche immaginare l’organizzazione. Infervoriti politicamente come eravamo, con Richard Lee che voleva andare a prendere la bandiera dell’Italia. Esattamente a mezzanotte dopo una pizza, decidiamo di passare da piazza san marco per andare al Muro del pianto. Allora lo chiamavamo Muro del pianto perché andavi lì a battere sostanzialmente ma siccome andava sempre in bianco lo chiamavamo “muro del pianto”, che si trova dove c’è la capitaneria, dopo San Marco nella piazzetta sulla destra.”

 

Abbiamo con noi Enrico Oliari, fondatore di GayLib. Con lui abbiamo parlato di movimento liberale, Pasolini e Venezia P. Buona visione!
Per le persone non udenti e per chi fosse interessat*, trovate il testo completo dell’intervista qui:

Capitoli:

Los Padania: un esperimento gaio 3.18
Le anime LGBT del mondo di centrodestra 7.28
La morte di Pasolini, un punto di svolta 18.24
Venezia Pride: il ‘97 non era come oggi 24.48