Documento Politico Padova Pride 2020

Siamo arrivati alla terza edizione del Padova Pride. Quest’anno in particolare il Pride assume un significato molto speciale; l’epidemia di Covid ci ha chiuso in casa per mesi, rendendo alcune condizioni personali e familiari ancora più difficili, rendendo evidente  che la famiglia e gli affetti sono il primo e più importante terreno di lotta contro l’omobitransfobia e misoginia. Ognuno ha diritto di vivere la propria vita in un ambiente sicuro e protetto, un ambiente familiare e sociale che permetta alla persona di esprimersi in tutte le proprie forme.

Soprattutto però in questi mesi si svolge il dibattito parlamentare, fra Camera e Senato sulla legge contro omobitransfobia e misoginia. Un dibattito in cui deputati e senatori parlano delle nostre vite, di chi ci sta accanto, di chi siamo, delle nostre famiglie e dei nostri figli. Pertanto è necessario scendere in piazza, scendere nelle strade, per dire noi a loro chi siamo, cosa sentiamo e cosa vogliamo da una legge che deve essere nostra, deve parlare di noi. Dobbiamo rispondere a chi rivendica il diritto all’odio, all’istigazione alla violenza, all’esclusione che tutto ciò non è ammissibile in un Paese in cui libertà e uguaglianza sono garantite dalla Costituzione.

Il nostro sostegno al testo attuale della legge è fondamentale perché va ad ogni costo scongiurato di assistere al penoso spettacolo della precedente proposta di Scalfarotto.  Dobbiamo sostenere le posizioni di coloro che veramente vogliono una legge a tutela della vita di ogni persona LGBTQI+, una legge che dia dignità a queste persone, una legge disegnata a tutela di quello che veramente siamo. Il testo nella sua attuale formulazione è necessario e sufficiente. Necessario perché contiene gli elementi minimi perché il nostro Paese faccia un salto in avanti e garantisca alla comunità LGBTI protezione dai crimini d’odio e venga assicurata la giusta tutela alle vittime, e sufficiente perché non accetteremo mediazioni al ribasso rispetto al testo attualmente in discussione.

Quest’anno inoltre è stato caratterizzato anche dalla morte, causata dalle brutali pratiche di arresto, di George Floyd il 25 Maggio 2020, e dalla conseguente ripresa su scala internazionale del movimento #BlackLivesMatter. Non può sfuggire la somiglianza fra la nascita del Pride, la storia di Stonewall, e le rivolte che hanno infiammato le strade di numerose città americane ed europee. Il movimento LGBTI è da sempre un movimento pacifico, ma comprendiamo la rabbia che ha caratterizzato parte delle manifestazioni di questi mesi. Anche l’Italia, che solo nel 2017 si è dotata di una legge, da molti ritenuta insufficiente, contro il reato di tortura, ha conosciuto numerose e clamorose violazioni dei diritti umani da parte della polizia e delle forze dell’ordine. Padova Pride 2020 è vicino al movimento Black Lives Matter, condividendone i valori del “rispetto e sostegno delle differenze e delle comunanze, promuovendo un ambiente in cui prevalgono i valori di empatia, giustizia, libertà e pace reciproci”. Allo stesso tempo ci associamo alle pressioni di ONU, UE e Amnesty International perché anche l’Italia doti le forze di polizia di collar number (numeri sul collo), o shoulder number (numeri sulla spalla). 

 

Dal 2002, anno del Pride Nazionale a Padova si sono aggiunte altre sfide, temi, e richieste da parte di una comunità LGBTI+  più complessa e diversificata, capace di interrogarsi e mettersi in discussione. Nel 2020 il Pride deve farsi interprete di tutte queste rivendicazioni, e deve saper andare anche oltre, parlando dei diritti civili e sociali di tutte le minoranze e del valore di ogni differenza.

 

La questione della VISIBILITÀ si poneva come fondamentale già nel 1969, all’epoca delle proteste di Stonewall. A distanza di quasi cinquant’anni, tuttavia, sono ancora molti i settori della società in cui le persone LGBTI+ non possono esporsi né agire in armonia con la propria identità di genere e il proprio orientamento sessuale; discriminazioni sul posto di lavoro, nello sport, nelle famiglie ecc. ostacolano infatti le premesse per un coming out realmente inclusivo. Riteniamo pertanto necessaria una legge di contrasto all’omo-bi-transfobia, partendo certamente da quella attualmente calendarizzata per la discussione alla Camera ma ponendo in essere anche tutte quelle azioni educative e di sostegno alle vittime che rendono applicabile la legge. 

Chiediamo inoltre azioni concrete dallo Stato e dai Comuni, come ad esempio l’adesione fattiva alla rete RE.A.DY e maggiore attenzione per le molte tipologie di relazioni e di identità che attualmente non godono di riconoscimenti sociali e giuridici e vengono trascurate dal dibattito pubblico, quali le famiglie omogenitoriali e i nuclei non monogami come i poliamori. Maggiore considerazione dovrà inoltre essere rivolta, anche all’interno della stessa comunità LGBTI+, alle particolari istanze delle persone bisessuali e asessuali, nell’intento di facilitare il superamento dei pregiudizi che spesso ne ostacolano la visibilità e valorizzazione.

 

Il concetto di salute include quello sanitario, ma è qualcosa che va ben oltre. La SALUTE, nelle sue tre anime (fisica, psicologica e sociale), riguarda da vicino le persone LGBTI+ e assume sfumature differenti a seconda delle identità e degli orientamenti sessuali. Auspichiamo che le istituzioni riconoscano e sostengano un approccio community-based alla salute delle persone LGBTI+, con particolare riferimento alla prevenzione delle IST (infezioni sessualmente trasmissibili) e all’assistenza degli anziani LGBTI+. È necessario promuovere campagne di informazione e prevenzione in maniera efficace e continuativa, invitando inoltre il personale socio-sanitario a intraprendere un’adeguata formazione al fine di eliminare i pregiudizi nei confronti delle e dei pazienti LGBTI+, con particolare attenzione alle persone sieropositive e alle persone transessuali

Chiediamo con assoluta urgenza che alle persone transgender venga assicurato l’accesso gratuito alle terapie farmacologiche. Attualmente, e da quasi due anni, assistiamo alla difficoltà, sia economica che logistica di reperire dei farmaci fondamentali, indispensabili, in molti casi salvavita per le persone in transizione.

Chiediamo una riflessione puntuale circa l’introduzione della PreP (Profilassi Pre-Esposizione) come metodo di profilassi complementare al preservativo per prevenire l’infezione da HIV, specialmente per quanto riguarda le categorie a rischio dei sex-worker e dei maschi che fanno sesso con altri maschi (MSM). Un dibattito consapevole sull’argomento non potrà prescindere, inoltre, dalla richiesta di una maggiore accessibilità, anche dal punto di vista economico, al farmaco e dall’istituzione di campagne informative per quanto riguarda uso ed effetti collaterali.

Riteniamo anche che debba essere garantito l’accesso gratuito a preservativi e contraccettivi, nonché ai vaccini connessi a infezioni sessualmente trasmissibili, come ad esempio l’epatite A (HAV), e che si ponga fine alla discriminazione economica di genere (pink tax). 

Ribadiamo energicamente il nostro rifiuto rispetto a qualsiasi presunta forma di terapia che si proponga come riparativa o correttiva per orientamento sessuale e identità di genere, e chiediamo la depatologizzazione dell’intersessualità e della transessualità a qualunque età, a patto che venga garantita l’assistenza medica dal Servizio Sanitario Nazionale, allargando e potenziando i centri di eccellenza per il cambio di sesso.

Auspichiamo infine, non solo come comunità LGBTI+ ma anche come cittadine e cittadini di un’area ad alto tasso di inquinamento e industrializzazione, che si portino avanti, come presupposto fondamentale per la salute pubblica, politiche ecologiche volte al miglioramento delle attuali condizioni ambientali, insieme a campagne per l’ambiente e per la dignità di tutti gli esseri viventi.

Nell’esprimere la necessità di riconoscimento per una sessualità definitivamente sciolta da censure e da una prospettiva moralistica e procreativa, ribadiamo che piacere e desiderio, entro la sfera del consenso fra partner, devono essere liberi.

 

Chiediamo che venga promosso un clima che restituisca dignità e valore ai corpi e agli individui, in particolare garantendo il diritto all’autodeterminazione delle persone transgender e intersessuali, svincolando l’aggiornamento dei dati anagrafici dalla presenza di interventi chirurgici. Dovrà inoltre essere portato avanti un dibattito, a partire dalla stessa comunità LGBTI+, anche sulla questione dei minori trans* e della loro autodeterminazione in fase preadolescenziale. Chiediamo inoltre la modifica dell’art. 85 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza in modo tale che non sia più punibile chi adegua l’aspetto esteriore alla propria identità di genere, se differente da quella di appartenenza anagrafica. Allo stesso tempo, è opportuno che le istituzioni prendano in considerazione la necessità di superare il binarismo di genere, prevedendo quindi nei moduli e nei documenti la possibilità di optare per un terzo genere, o di non indicarne alcuno. 

Ci poniamo in prima linea per la lotta alla discriminazione di genere, sia nella sua forma simbolica sia nelle sue conseguenze: la violenza fisica, psicologica ed economica. Chiediamo quindi una legge sulla parità retributiva sul modello di quella recentemente approvata in Islanda e proponiamo di superare l’attuale disparità nel congedo parentale in modo che si creino pari opportunità per uomini e donne sul posto di lavoro, scoraggiando alla radice la discriminazione nei confronti delle donne.

È necessaria inoltre un’adeguata formazione sulle tematiche della violenza e della discriminazione di genere per chi opera nei luoghi sensibili e in contesti di protezione (tribunale, forze dell’ordine, ospedali).

Auspichiamo che il diritto alla sessualità sia contemplato anche per le persone con disabilità, specificamente tramite l’istituzione della figura dell’assistente sessuale.

Vogliamo infine sollecitare la nostra comunità, in particolare i maschi gay, a liberarsi dalla pericolosa ossessione per l’apparenza e per la virilità, e a riflettere su quanta sofferenza auto-inflitta generino l’avversione per i corpi imperfetti (body shaming) e per l’effeminatezza propria e altrui (femme shaming).


Una società aperta è una società che sa perseguire i valori di LIBERTÀ parallelamente a quelli di LAICITÀ. 

Nello scenario pluralista di Padova e del Veneto, riteniamo che questioni come l’aborto, la fecondazione assistita, l’omogenitorialità e la transizione debbano essere trattate secondo una prospettiva aconfessionale e libera da pregiudizi. 

Chiediamo quindi la garanzia dell’accesso all’interruzione volontaria di gravidanza, come stabilito dalla legge 22 maggio 1978, chiediamo che vengano potenziate e rese accessibili anche i minori le strutture dei Consultori Familari, in particolare per assicurare il diritto alla procreazione cosciente e responsabile. Allo stesso tempo, riteniamo che debba essere abolita o modificata la legge 40/2004 affinché sia possibile per single e coppie, anche dello stesso sesso, accedere alla procreazione medicalmente assistita e al concepimento attraverso GPA (gestazione per altri), nonché all’adozione.

In uno Stato che possa dirsi davvero laico, ad ogni tipo di famiglia dovranno essere riconosciuti pari diritti: sollecitiamo quindi le Istituzioni affinché si provveda a colmare vergognosi vuoti in materia di omogenitorialità e coparenting

In seguito all’approvazione della legge n. 71/2016 sulle Unioni Civili, i prossimi passi dovranno auspicabilmente muoversi nella direzione del matrimonio egualitario, dell’azione per single e coppie dello stesso sesso, della trascrizione dei matrimoni contratti all’estero e della tutela dei matrimoni contratti dalle persone transessuali prima della rettifica anagrafica​. 

Al Consiglio Regionale del Veneto chiediamo di abrogare la mozione 270 del 2014, che di fatto discrimina ogni tipo di famiglia non «fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna», e che provveda invece ad applicare la mozione 4 del 2010, per la prevenzione e la lotta ad ogni forma di discriminazione legata all’orientamento sessuale e all’identità di genere.

Alle forze di governo domandiamo infine che si aprano tavoli di discussione su argomenti come il fine vita e la regolamentazione della prostituzione in funzione della maggior tutela per le persone lavoratrici del sesso, e si creino delle valide alternative all’insegnamento della religione cattolica nella scuola pubblica.

 

Al Comune di Padova chiediamo di introdurre, come già fatto dai comuni di Pavia e Torino, modifiche ai regolamenti di polizia locale e occupazione del suolo pubblico che impediscano l’esibizione di bandiere e altri simboli inneggianti al fascismo o al neo-fascismo, vietando di utilizzare anche immagini o messaggi che incitino a qualsiasi tipo di discriminazione. 

 

Per prevenire l’omo-bi-transfobia è urgente una riflessione da parte di personale competente nel settore dell’EDUCAZIONE infantile e pre-adolescenziale, poiché la paura del diverso, gli stereotipi di genere e l’eteronormatività vengono appresi fin dai primi anni di vita.

Alla luce dei fatti riportati quotidianamente dalla cronaca, per prevenire ogni forma di violenza, riteniamo importante promuovere efficacemente, soprattutto dall’infanzia, la cultura del consenso. Chiediamo quindi alla dirigenza delle scuole di vario ordine e grado di favorire un ambiente sicuro, che educhi alle differenze e a un approccio consapevole alla sessualità e all’affettività.

La formazione di un corpo docente preparato a confrontarsi con studenti LGBTI+ e con famiglie omogenitoriali è inoltre da ritenersi fondamentale per prevenire bullismo e discriminazioni.

Chiediamo per questo al Consiglio Regionale del Veneto di abrogare la mozione 13 del 2015 che, nell’atto di vietare ipotetiche ideologie «destabilizzanti», alimenta fobie e oscurantismo.

Alle istituzioni universitarie chiediamo di garantire alle persone transgender sia il libretto che la modulistica corrispondenti al loro genere.

Considerando la storia come parte fondamentale della nostra identità, riteniamo che un’educazione degna di tale nome debba riconoscere l’antifascismo come valore imprescindibile per la società, insegnando fin dall’infanzia a rifiutare ogni forma di intolleranza e di legittimazione della violenza. 

Proprio perché vi è uno stretto legame tra identità e memoria, invitiamo inoltre a non dimenticare il processo storico e culturale che ha condotto alla costituzione della comunità LGBTI+ e a ricordare le vittime di violenza, in particolare dell’Omocausto

Chiediamo quindi al Comune di Padova l’inclusione delle vittime LGBTI+ fra quelle commemorate in occasione delle celebrazioni per la Giornata della Memoria e l’apposizione di una targa o altro elemento presso il Tempio nazionale dell’Internato ignoto o in altri siti.

 

Ogni richiesta di riconoscimento delle identità sessuali necessita di essere inserita in una prospettiva intersezionale, valorizzando altri attributi della soggettività come l’etnia, il censo, il ruolo sociale, la lingua, la provenienza geografica ecc.

I recenti mutamenti geo-politici su scala internazionale spingono ogni spazio urbano a dotarsi di servizi alla persona e alla comunità per provvedere ai bisogni di chi reclama il riconoscimento e la valorizzazione delle proprie differenze e, allo stesso tempo, una piena e genuina INTEGRAZIONE/INCLUSIONE all’interno della sfera sociale.

Auspichiamo che a livello locale e nazionale sia ripensata la gestione delle strutture per l’accoglienza allargando gli spazi per migranti e richiedenti asilo LGBTI+, donne e minori vittime di tratta, persone LGBTI+ senza fissa dimora e vittime di maltrattamenti in famiglia.

Al fine di evitare fenomeni di emarginazione, è necessario che si porti avanti un fondamentale lavoro di prevenzione attraverso l’integrazione scolastica e la promozione del dialogo interreligioso e interculturale.

È altresì fondamentale che lo Stato Italiano si spenda su queste tematiche, in particolare attraverso l’approvazione di una legge che conceda il diritto di cittadinanza per ius soli a tutti coloro che sono nati nel nostro Paese.

Invitiamo infine la stessa comunità LGBTI+ a liberarsi dagli stereotipi e dai pregiudizi che impediscono una reale integrazione.

 

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